Questa è una storia che viene da lontano. Siamo nel 1503, l’anno in cui si dice che Leonardo abbia iniziato a dipingere “La Gioconda” e Giulio II viene eletto papa. Era il nipote di Sisto IV, il papa che aveva deciso di rispondere alla minaccia dei Turchi, che in 15.000 erano sbarcati a Otranto nel 1480, pronti a penetrare il territorio italiano, con un’impresa artistica di grande valore. Si trattava della decorazione della Cappella Sistina che aveva appena fatto ricostruire e che nell’anno successivo, il 1481, affidò all’opera dei migliori pittori italiani: Cosimo Rosselli, il Ghirlandaio, Botticelli e il Perugino. Nel 1508 Giulio II affiderà a Michelangelo il compito di affrescare la volta della cappella dopo che un cedimento strutturale aveva provocato una grande crepa che l’attraversava da parete a parete. Giulio II è stato il committente di un’impresa artistica senza precedenti. Un committente geniale che ebbe il coraggio di affidare l’incarico a uno scultore, Michelangelo, che non aveva dipinto niente se non il “Tondo Doni”, oggi conservato nelle Gallerie degli Uffizi a Firenze.

Giulio II aveva una cultura e un gusto senza pari per l’arte, ma aveva altresì un progetto politico rivoluzionario in cui l’arte era concepita anche come strumento per celebrare la gloria personale e della Chiesa e liberarsi dei piccoli principi italiani che avevano occupato in parte i suoi territori. Michelangelo non aveva le competenze per realizzare un lavoro di questo genere, eppure Giulio II riuscì a intuirne il talento e a fare di lui il suo migliore alleato politico. La geniale intuizione di questo papa esprime l’importanza del ruolo della committenza per raggiungere determinati obiettivi. Con ragionevolezza si può affermare che, se non ci fosse stato Giulio II con la sua visione rivoluzionaria, molto probabilmente non ci sarebbe stata una Cappella Sistina così spettacolare come quella che tutto il mondo oggi può ammirare. È il valore della committenza e il suo ruolo che, come ci insegna la storia della Cappella Sistina, andrebbe recuperato assieme alla visione innovativa di chiunque sappia comprendere l’importanza di rispondere a una situazione di crisi con la bellezza dell’arte e più in generale della cultura.

In questo scenario l’imprenditore è chiamato a svolgere un compito molto importante: riscoprirsi committente per far fronte alle necessità del presente alimentando arte e cultura che si innestano nel fare impresa per impregnarla di senso e di significato. Nell’ottica di quella mescolanza di saperi e discipline che Utopia impresa promuove e sostiene ecco che il mondo dell’arte può diventare mezzo di espressione di quel coraggio della committenza di cui i più grandi portatori di utopie si sono resi protagonisti. Con questa premessa Utopia impresa ha scelto di avviare un dialogo rappresentativo tra arte e impresa, attraverso le opere di un grande artista multidisciplinare italiano. Lui si chiama Felice Limosani e sarà il protagonista di una nuova e straordinaria storia che vorremmo narrare assieme nel tempo che verrà.

L’ho conosciuto quest’estate, a Cortona, in occasione del Festival Internazionale di Visual Narrative “Cortona On The Move”. Era salito sul palco del teatro Signorelli subito dopo di me. Assieme a Susanna Finardi avevamo appena finito di raccontare la storia di Treedom; una realtà tutta italiana che sta dando un grandissimo contributo nella realizzazione della più grande utopia contemporanea: la sostenibilità. Ospiti del Festival della Crescita – cui Cortona On The Move aveva dedicato un’ampia finestra nell’ambito dello svolgimento delle proprie manifestazioni – ho avuto il piacere di ascoltare il suo intervento moderato dal fondatore del Festival della Crescita Francesco Morace.

L’artista pugliese riconosciuto in ambito internazionale come eccellente interprete e innovatore delle Digital Humanities ha esordito motivando il senso del suo “fare creatività” – con lo status giuridico di Società Benefit – attraverso le parole di Dante Alighieri. Il Sommo poeta nel Libro primo del De Monarchia riflette su come l’uomo che dimostra di possedere un talento possa farlo fruttificare per il bene dei posteri. Egli sente di aver ricevuto un’eredità dagli antichi e di dover essere albero che fruttifichi (lignum) e non abisso che inghiotta sempre senza mai restituire ciò che ha assimilato (virago). Da questa sua visione della creatività si è subito sprigionata un’energia particolare che è poi esplosa nel racconto del suo ultimo lavoro: “Dante il poeta eterno”. La mostra promossa da F.E.C. Fondo Edifici di Culto e Ministero degli Interni, Comune di Firenze, Opera di Santa Croce con il patrocinio del Comitato Nazionale delle Celebrazioni Dantesche – è stata inaugurata a Firenze nel giorno del settecentesimo anniversario della morte del grande poeta – nella Cappella Pazzi presso il Complesso Monumentale di Santa Croce. Sulle pareti della cappella disegnata da Brunelleschi – accanto alle tombe di Galileo Galilei e di Michelangelo, e a pochi passi dal cenotafio vuoto in cui risiede tutta la speranza di Firenze di riempirlo un giorno con le ossa dell’esule Dante – trova spazio il “visibile parlare” (espressione coniata da Dante) attraverso un’esperienza sinestetica e contemplativa. Le carte ridenti della Commedia per la prima volta nella storia della trasmissione del Sacro Poema, prendono vita attraverso il maestoso ciclo delle incisioni di Gustave Doré, digitalizzate, animate e armonicamente integrate nel gioiello architettonico rinascimentale in cui si mescolano tra loro arte, tecnologia, architettura e canti corali.

L’esperienza immersiva che oltre 100.000 visitatori hanno avuto il privilegio di vivere è a tratti resa ipnotica dalla musica che li trasporta in un metaverso poetico e sensoriale. Si tratta della prima mostra cantata che “non racconta il racconto” della Divina Commedia ma distilla in una partitura visiva e sonora, quella componente magica e intangibile che Dante Alighieri ha impresso attraverso terzine, rime e un ritmo narrativo fluido come un mantra. L’artista si è ispirato alle musiche corali del Duecento e del Trecento distribuite nelle tre cantiche. Nella parte dedicata all’Inferno si odono le voci delle anime disperate evocate da un Padre Nostro di sola voce maschile cupa e grave. Nel Purgatorio la voce femminile esalta l’attesa e la speranza, mentre nel Paradiso voci maschili e femminili si fondono insieme nelle musiche dedicate alla mistica tedesca Ildegarda di Bingen.

Io penso che la magia di quest’opera non stia nella tecnologia ma nella capacità tipicamente umana di saper generare emozioni e di permettere a chiunque di goderne e di iniziare a incuriosirsi, identificarsi, cercare, commuovere, sognare, vivere. Dante non ha detto poco e non ha detto nemmeno tutto, ma ha detto “oltre” ed è proprio questa capacità di saper andare al di là di quello che fino a oggi è stato il nostro indirizzo culturale, economico e sociale che a me sta a cuore. E il nostro dovere, oggi, è proprio quello di provarci; di provare ad andare oltre.

Felice Limosani

Un’esperienza museale aggiornata ai nuovi linguaggi espressivi, un utilizzo della tecnologia che diventa anche didattica digitale per le nuove generazioni, un progetto sociale di altissimo livello che ha lo scopo di tramandare cultura e ciò non significa archiviarla o metterla da parte ma farla rivivere nelle emozioni delle persone. Anche in virtù di queste caratteristiche, una copia del Re-Work di Felice Limosani è stata inserita dall’Università di Harvard per la propria collezione digitale con lo scopo di custodirla ma soprattutto di divulgarla a lungo termine in favore delle giovani generazioni di tutti i paesi del mondo.

Ascoltare Felice nel racconto appassionato e vivo della sua arte ha risvegliato in me quel sentimento di meraviglia che solo certe opere e certi artisti sanno alimentare e che per me dà senso alla vita. La sua passione per l’arte coincideva con la mia per l’utopia. E il suo spirito curioso, rispettoso e delicato incontrava il mio e lo sapeva alimentare. Un mese dopo il nostro incontro sarebbe nata Utopia impresa e quell’incontro a Cortona ha fatto nascere in me il desiderio di provare a scrivere assieme a Felice, attraverso la cultura digitale, le discipline umanistiche, le parole, i bit, i linguaggi, la musica, nuove pagine dell’arte del fare impresa. Oggi Felice Limosani è Ambasciatore di Utopia impresa e insieme abbiamo scelto di celebrare questo nostro incontro partendo proprio dalla bellezza e dal senso dei suoi lavori capaci di contaminare il modo di fare impresa e di risvegliare quel coraggio della committenza che artisti come lui possono contribuire a esprimere e concretizzare. Assieme a Francesco Morace – co-fondatore di Utopia impresa – abbiamo scelto di arredare la casa digitale della nostra Utopia, il sito web, con numerose immagini dei lavori di Limosani. Quelle della mostra che celebrano Dante, il poeta eterno, accompagnano la pagina del sito dedicata alla Nuova letteratura d’impresa che non poteva sperare di avere un testimonial migliore di lui. Nella Home Page invece spicca la meraviglia di “Magnificent”, un racconto scritto dall’autore e narrato da Andrea Bocelli che ha come protagonista Firenze e la famiglia de’ Medici. Le pareti delle volte della Sala d’Arme di Palazzo Vecchio sono state trasformate in schermi monumentali capaci di narrare in venti minuti il Rinascimento non in modo professorale o documentaristico ma emozionale, fantasioso e con un messaggio finale rivolto alle nuove generazioni.

L’opera “Pensieri illuminati” colora di significato la pagina Chi siamo e quella dedicata alle Notizie ed è narrata da Alessandro Preziosi. È una riflessione sul pensare quale atto immateriale e un’opera dedicata a chi attraverso la propria visione ha contribuito al progresso umano, sociale e culturale. Un esempio di video arte creata con sculture esposte in alcuni dei musei tra i più importanti al mondo digitalizzate con tecnologie di scansione 3d.

La pagina che raccoglie le aziende che Lavorano con noi è impreziosita dalle immagini tratte da “Il Mare”. Una performance d’arte narrata dal vivo da Luca Zingaretti accompagnato dalle musiche di un’orchestra sinfonica. Nel viaggio con destinazione Utopia il navigare del contemporaneo imprenditore “Itlodeo” incontra la magia della narrazione utopica di Felice Limosani che immagina un altro mare. Apre infine la pagina dei Podcast di Utopia impresa un’opera che è stata commissionata da Giorgio Armani. S’intitola “Acqua e terra” ed è una metafora visiva di due elementi vitali. Dimensioni diverse per immaginare una nuova armonia del nostro pianeta e dei popoli che lo vivono.

Tutti questi lavori di Felice Limosani hanno saputo rafforzare lo spirito utopico che alimenta la nostra attività e a connotarli con un tratto distintivo unico e originale. L’obiettivo è quello di riuscire a trasmettere anche alle imprese il bene che la mescolanza di culture e discipline diverse riesce a generare risvegliando quel coraggio della committenza che speriamo possa dar vita a nuovi entusiasmanti progetti. È mecenatismo? È filantropia? È etica. È visione, creatività e cultura verso un nuovo modo di fare impresa proprio come la missione di Utopia impresa ci suggerisce.

Il ritratto di Felice Limosani è di © Massimo Listri.

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