L’eccellenza in favore della sostenibilità
Un concetto, quello della sostenibilità, che negli ultimi dieci anni ha conosciuto un’estensione nella dimensione dei valori civili e ha avuto un’importanza strategica sempre maggiore conquistando un ruolo e una centralità che hanno convinto molte aziende a sostituire la propria missione con alcuni dei 17 SDGs, gli obiettivi di sviluppo sostenibile stabiliti nel 2015 dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
Non è solo il caso di realtà ‒ come Patagonia, Alce Nero, Humana People to People ‒ che già negli anni Settanta si sono dimostrate pioniere nei valori della sostenibilità, ma anche di aziende approdate più recentemente nei territori ESG (Environment, Social, Governance): ambiente, responsabilità sociale e gestione illuminata diventano il mantra per grandi gruppi alimentari come Lavazza o di operatori nell’energia come Enel, del tessile-abbigliamento come Yamamay, della farmaceutica come Chiesi o della cura del corpo come Davines, dei beni industriali come MEP, degli oggetti per la casa come Guzzini, del welfare aziendale come Jointly, dei rivestimenti per l’edilizia come Florim, dell’intelligenza artificiale come Video Systems dell’elettronica, della telefonia e degli elettrodomestici come Samsung o dei servizi finanziari come Unipol.
Molte di loro sono state tra le prime a diventare B Corp nel proprio settore (come Chiesi, Davines, Florim, Guzzini, Irritec, NATIVA, Wami, Zordan,) o accettano comunque di misurarsi con i loro bilanci di sostenibilità, calcolata su parametri ESG e non più con i risultati trimestrali.
Sostenibilità come impegno
Le parole sono importanti e l’etimologia è una ricchezza da preservare. Marzia Tomasin indaga il senso della parola sostenibilità che deriva dal verbo latino sustineo che, nel suo duplice significato, rimanda a un oggetto da «reggere» – le tre dimensioni della sostenibilità – e a un soggetto che deve assumersi l’impegno di farlo – quel «noi» senza alcuna distinzione inteso anche come coscienza globale – e ne esprime l’essenza. Da qui la sostenibilità come valore dell’impresa che oggi, per dirsi veramente tale, deve svilupparsi perseguendo l’obiettivo di creare valore non solo per sé, ma anche e soprattutto per l’ambiente, le persone e il territorio.
Su queste basi, l’impresa può guidare una rivoluzione epocale, caratterizzata sia dal rifiuto di un modello fondato sullo sfruttamento della natura e dell’uomo, in favore di un modello concentrato sulla logica della reciprocità, sia per lo sforzo di dare un senso all’attività d’impresa che non può più essere il mero profitto. Una rivoluzione in favore di un modello di sviluppo sostenibile che consenta all’impresa di non perdere la sua «licenza sociale» e di esercitare attivamente il suo ruolo di attore protagonista del cambiamento.